Glossario
Abbreviazione di "Automatic Colt Pistol". Termine proprio usato per la prima volta dalla Colt per identificare le cartucce usate nelle armi automatiche e semiautomatiche. Alcuni esempi: .25 ACP, .32 ACP, .380 ACP, .45 ACP. Oggi divenuto di uso comune per molte le munizioni anche di altre marche.
Indica che tipo di meccanismo di funzionamento utilizza l'arma in questione e ne indica la caratteristica, se automatica, semiautomatica o monocolpo, se ad azione singola o doppia, a leva, ad otturatore ecc..
Configurazione del sistema di scatto per la quale è possibile sparare sia in Doppia azione, sia armare il cane manualmente e scattare in Singola azione. Generalmente, in una pistola semiautomatica ad Azione mista il primo colpo può essere esploso a scelta del tiratore, mentre i successivi sono esplosi in Singola azione poiché il carrello provvede automaticamente ad armare il cane.
Nei revolver ad azione singola il cane deve essere armato manualmente ad ogni colpo, mentre per le semiautomatiche ad azione singola basta armare il cane al primo colpo; il riarmo avviene mediante il ciclo del carrello.
E' la parte centrale dei fucili cosiddetti basculanti (doppiette, sovrapposti, drilling, monocanna). Realizzata in acciaio o lega leggera, ha la funzione di supportare le canne (che sono incernierate a essa), il meccanismo di chiusura, il meccanismo di scatto e il calcio. La parte inferiore è detta petto, le parti laterali sono dette fianchi. Il fondo di bascula è, invece, la parte che accoglie i ramponi di chiusura delle canne. In una doppietta, la tavola di bascula è la parte sulla quale appoggia la parte posteriore delle canne. La faccia di bascula è la parte sulla quale appoggiano i fondelli delle cartucce.
Contenitore cilindrico, realizzato generalmente in ottone, rame o ferro dolce, che contiene e tiene uniti il proiettile, la polvere e l'innesco. La sua funzione principale, oltre che di proteggere le componenti dagli agenti atmosferici, è quella di sigillare ermeticamente la culatta espandendosi durante lo sparo, evitando così pericolosi sfoghi di gas verso il tiratore.
Parte di arma, a forma di martello, fulcrata al fusto nella propria estremità inferiore e libera di ruotare nella sua estremità anteriore. Il suo scopo è quello di urtare l'innesco della cartuccia, direttamente o per mezzo di un percussore, causando la partenza del colpo.
parte di un'arma, generalmente costituita da un tubo, percorsa dal proiettile spinto dalla combustione della polvere. Ha il duplice scopo di consentire al proiettile la spinta propulsiva per un tempo sufficiente a raggiungere la velocità massima e di conferire alla palla la necessaria precisione e stabilizzazione per poter essere diretta sul bersaglio.
è una canna speciale utilizzata per la prova delle pressioni sviluppate da una data cartuccia. In corrispondenza della camera è praticato un foro laterale, che comunica con un pistone. Quest'ultimo, allo sparo, comunica la spinta determinata dalla deflagrazione della carica a un cilindretto di rame, deformandolo. La misura della deformazione del cilindro determina la pressione (metodo Crusher). Esiste anche un altro metodo, denominato "a trasduttore", che invece del pistone con il cilindretto di rame utilizza un particolare cristallo di quarzo. Quest'ultimo, restituisce una tensione elettrica proporzionale alla pressione alla quale è soggetto, consentendo una misura più precisa.
Blocco prismatico che supporta l'otturatore (talvolta è un pezzo unico con quest'ultimo) e scorre all'interno del castello, provvedendo alle operazioni di alimentazione della cartuccia, estrazione ed espulsione del bossolo sparato.
Indica la minore o maggiore resistenza offerta dal proiettile nell'attraversare l'aria. Si ricava dividendo la densità sezionale per il coefficiente di forma, una variabile complessa legata anche alla velocità. Il coefficiente balistico è, generalmente, inferiore a 1: più grande è il valore, migliore è il comportamento della palla in volo.